lunedì 23 giugno 2014
Sono stato promosso. Mi regali un telefonino?
Cari mamma e papà,
anche quest’anno la scuola è finita e se sarò promosso vorrei che voi mi regalaste uno smartphone, non un semplice telefonino per chiamare e inviare messaggi, ma uno di quelli che hanno tutti e che ti fanno fare un sacco di cose: video e foto ad alta definizione, hanno il collegamento internet sempre acceso, perciò posso entrare in whatsapp, shazam, instagram, facebook, spotify, e stare a contatto con i miei amici! Senza dimenticarvi che così potreste chiamarmi quando volete, controllare cosa sto facendo e sentirvi così meno in ansia… non è una bellissima idea?
È una fantastica idea caro figliolo, ma quanti anni hai? Sai che ad Aprile, a Caserta, si sono riuniti in un importante convegno, i pediatri della SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale), che hanno sostenuto la necessità di creare delle Linee Guida Ministeriali per limitare il più possibile l’uso dei telefonini ai bambini, evitandone totalmente l’uso prima dei 10 anni e limitandone l’uso dopo tale età? Questo perché gli effetti nocivi per la salute sono sempre più evidenti e alcuni legati agli effetti termici. L’interazione di un campo elettromagnetico con un sistema biologico provoca un aumento della temperatura: quando le esposizioni sono molto intense e prolungate possono superare il meccanismo di termoregolazione portando a morte le cellule.
In Italia abbiamo il primato europeo per il numero di telefonini in Europa e l’età diminuisce sempre di più: a sette anni circa il 18% dei bambini possiede già un cellulare, ma Giuseppe Di Mauro, presidente della SIPPS, ha usato toni duri a Caserta: «I bambini dovrebbero trascorrere gran parte del proprio tempo all’aria aperta. Non conosciamo tutte le conseguenze legate all’uso dei cellulari, ma da un utilizzo eccessivo potrebbero scaturire una perdita di concentrazione e di memoria, oltre a una minore capacità di apprendimento e un aumento dell’aggressività e dei disturbi del sonno. Ritengo che i bambini non debbano usare il telefono cellulare o, se proprio i genitori non possono fare a meno di dare ai propri figli quest’oggetto, mi auguro che venga utilizzato per pochissimo tempo: sono numerosi i ragazzi che, pur stando uno vicino all’altro, non si parlano ma continuano a tenere lo sguardo fisso sul telefonino. Se non mettiamo un freno a questa invasione dei cellulari tra i nostri piccoli, le nuove generazioni andranno sempre più verso l’isolamento».
Il discorso riguarda non solo l’opportunità o meno di dare il cellulare ai bambini sotto i 10 anni, ma anche l’importanza di far prevalere il buon senso anche successivamente: oltre ai rischi (anche soltanto ipotizzati) per la salute, c’è una questione educativa e di sviluppo psichico che non può essere tralasciata. Sono diverse le funzioni psicologiche e sociali che il telefonino di oggi assolve: innanzitutto ha la funzione di regolare la distanza nella comunicazione e nelle relazioni . Attraverso il telefonino, infatti, ci si può avvicinare o allontanare dagli altri: ci si può proteggere dai rischi dell’impatto emotivo diretto, trovando una risposta alle proprie insicurezze e alla paura del rifiuto; ma ci si può altresì mantenere vicini e presenti costantemente alle persone a cui si è legati affettivamente, gestendo l’ansia da separazione e la distanza.
Tutti noi possediamo un telefonino e ne facciamo l’uso che vogliamo (stiamo attenti però a non entrare nella dipendenza da telefonino), ma mentre noi adulti siamo cresciuti in un mondo reale, fatto di carne e di ossa, ma soprattutto di sguardi, dobbiamo fare più attenzione all’uso che ne fanno i ragazzi: l’età evolutiva è il momento dell’apprendimento delle modalità di contatto sociale reale e delle capacità di controllo degli impulsi e delle emozioni.
La comunicazione attraverso il telefonino, potrebbe finire per diventare l’unica capacità di mettersi in relazione e, contemporaneamente, la sua perpetua possibilità di contatto non stimola né la capacità di controllare il rinvio della soddisfazione dei bisogni che si concretizza nell’attesa, né la conseguente creatività che si sviluppa nell’attesa.
In tal modo, il pensiero lascia sempre più spazio all’azione, al prezzo dell’incapacità crescente di reggere la lontananza e il distacco, perdendo di vista che essi non sono esclusivamente pesi da alleviare, ma anche spazi che è possibile colmare coltivando quelle importanti dimensioni psicologiche rappresentate dalla fantasia.
Per invertire questa tendenze bisogna però prendersi la briga di offrire ai ragazzi qualcosa di diverso. Luca avrebbe preferito messaggiare con gli amici su whatsapp piuttosto che vedere “La vita è bella” di Benigni con noi seduto sul divano, ma poi gli è piaciuto tantissimo.
Il telefonino di Federica si è rotto: tre giorni per ripararlo l’hanno preoccupata parecchio, benché avesse messenger e facebook. Ma è sopravvissuta.
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